Demetrio: lo spirito solitario (Teresa Cossu e Camilla Rabaglio)


Era il 13 maggio 1989, venerdì.
Le previsioni davano un temporale in arrivo. La classe I B della scuola media De Toni andava a fare una gita alla Chiesa di Santa Maria di Castello.
Mentre la scolaresca si incamminava verso la chiesa, Federico insieme al suo amico Enrico faceva come al solito il bulletto infastidendo i compagni.
Appena entrati si presentarono alla guida che iniziò a spiegare la storia di Demetrio Canevari, medico e bibliofilo, cui era dedicato un monumento funebre nel transetto destro della chiesa.
I due partirono male perché erano stati rimproverati diverse volte dalla guida e poiché si annoiavano Federico e l’amico si staccarono dal gruppo e si diressero verso una porta con su scritto “VIETATO L’ACCESSO”.
Nonostante il divieto entrarono: percorsero un corridoio sulle cui pareti c’erano appesi dei quadri che ritraevano personaggi importanti come Federico Barbarossa, Simon Boccanegra e Andrea Doria.
Giunti alla fine del corridoio videro dei mobili con conservati all’interno degli esperimenti, piccoli animali in ampolle sottospirito, siringhe, bisturi, pinze e altri strani strumenti.
Sul pavimento scorsero un piccolo pulsante rosso, per curiosità lo schiacciarono e immediatamente furono teletrasportati in un luogo che gli pareva la torre degli Embriaci, potevano infatti vedere la chiesa di Santa Maria di Castello dall’alto.
Preoccupati cercarono l’uscita, quindi iniziarono a scendere le scale.
Giunti al terzo piano avvertirono una presenza e si guardarono attorno.
Scorsero un’altra stanza ed, entrandovi, videro che non c’era nulla oltre una seggiola al centro.
Pensarono che in quella stanza ci potesse essere un altro pulsante per tornare indietro e così iniziarono a cercarlo, ma senza risultati. Improvvisamente si fece un gran silenzio e udirono un grido acuto.
Si chiesero chi potesse essere stato, e dal muro uscì un fantasma che li minacciò di morte se non se ne fossero subito andati via. Il problema era che loro non sapevano dove fosse l’uscita.
Il tremore gli prese le membra e fecero un passo indietro, pallidi in viso.
Con gran paura spiegarono al fantasma il motivo per cui si trovavano lì e lui gli rispose che era lo spirito del dottor Canevari,  che la stanza in cui erano entrati prima era il suo studio e che il pulsante era opera sua.
In successione il fantasma gli confessò di sentirsi un po’ solo in quella triste e vuota torre e loro, provando compassione per lui, decisero di tenergli compagnia per un po’.
Fattosi tardi i due decisero di andarsene promettendoli però che sarebbero tornati l’indomani con altri amici.
Mantenuta la promessa, il giorno dopo Federico ed Enrico tornarono alla torre degli Embriaci ma questa volta più numerosi, e così diventarono tutti amici. Spesso i ragazzi della I B entravano di nascosto nella torre degli Embriaci per chiacchierare e giocare con Demetrio Canevari, lo spirito non si sentì mai più solo e loro impararono tante cose interessanti su come era Genova nel passato!